La città palestinese, a partire dal III sec.d.C. fino a tutto il VI sec.d.C. divenne un luogo rinomato sul piano degli studi letterari ed in particolare grande celebrità ebbe la scuola di retorica.
Infatti dopo la conversione al cristianesimo avvenuta in città grazie al vescovo Porfirio (395-420), la retorica venne utilizzata dalla chiesa per spiegare con i suoi mezzi il messaggio cristiano ed in generale le Sacre Scritture e pertanto servì, venendo meno la sua funzione squisitamente politica che aveva avuto nel periodo classico, alla diffusione ed interpretazione dei valori cristiani.
Nella scuola di Gaza nel periodo di Giustiniano una figura di rilievo fu quella del retore Coricio, allievo di Procopio, anche lui insigne maestro di retorica che, oltre ad aver composto delle declamazioni su argomenti mitologici, storici o etici e dei discorsi pubblici di varia natura, realizzò due orazioni di carattere encomiastico in onore di Marciano, vescovo della città gazea, verosimilmente suo compagno di studi. Questi, elogiato all’interno delle due orazioni soprattutto per le sue benemerenze nel campo civile, mentre nessun cenno è riservato alle sue pratiche ascetiche ed ai suoi poteri spirituali aveva voluto l’edificazione di due chiese in città, quella di san Sergio e di santo Stefano, oggi non più visibili. Questo il motivo per cui la parte propriamente ekphrastica ha attirato l’attenzione degli storici dell’arte che hanno tentato di ricostruire la struttura degli edifici con l’intento di ampliare le conoscenze sull’architettura delle chiese orientali nel periodo di Giustiniano, avanzando diverse e suggestive congetture. In effetti il retore gazeo fornisce delle informazioni su entrambi gli edifici sia relativamente alla struttura architettonica che alle raffigurazioni ivi presenti in una maniera spesso vaga ed ambigua, perché la descrizione è arricchita e reinterpretata in senso drammatico con l’utilizzo di diversi orpelli retorici, sicché l’interpretazione risulta piuttosto ardua.
Per quanto riguarda la chiesa di san Sergio, sorta sulle rovine del tempio in onore di Marnas, antico dio pagano della città, si trattava di un edificio situato nei pressi dell’agorá, probabilmente assurto alla funzione di cattedrale. Preceduta dai propilei, la chiesa presentava un atrium porticato, mentre all’interno la sua struttura a pianta cruciforme lascia supporre la presenza di tre navate. Grande interesse suscita la descrizione della raffigurazione musiva a fondo d’oro e d’argento presente nell’abside centrale in cui è ritratta la Madonna che tiene in braccio suo figlio, circondata da una schiera di uomini pii tra i quali spiccano l’archon Stephanos che aveva finanziato la costruzione della chiesa, ed il patrono della chiesa, san Sergio. Particolarmente interessante risulta poi la descrizione dei dipinti che affrescavano la cupola maggiore che ritraevano scene della vita di Gesù (a partire dall’Annunciazione fatta alla Madonna fino alla morte ed alla conseguente Resurrezione ed Ascensione) e dei miracoli da lui operati. Tuttavia il retore gazeo, pur ispirandosi ai testi neotestamentari, descrive le scene in maniera sintetica e non connota mai i personaggi con il nome proprio (sorprendente è a tal proposito l’assenza di Giuseppe nelle scene della Natività), ma si avvale di perifrasi generalmente di stampo classico.
La chiesa di santo Stefano che sorgeva fuori delle mura, in posizione elevata , forse costituiva la residenza estiva del vescovo. L’ingresso della chiesa era segnato da due torri, caratteristiche dell’architettura siriana: anch’essa aveva un atrium porticato da cui si accedeva a vari locali tra cui un auditorium che viene raffigurato come un giardino. All’interno la chiesa doveva avere tre o cinque navate e matronei sopraelevati, come si può arguire dalla descrizione coriciana. Tra le tante decorazioni presenti nella chiesa, alcune delle quali a sfondo naturalistico, merita almeno un cenno quella probabilmente presente nell’abside, benché la questione della sua corretta ubicazione sia ben lungi dall’essere risolta, che ritrae “una coppia di uomini santi”, verosimilmente santo Stefano a cui era dedicata la chiesa accanto a san Giovanni Battista. Molto controversa è infine la descrizione di una struttura lignea che, in base a recenti studi molto accurati, copriva l’abside centrale, incorniciata da un arco trionfale in muratura al cui centro era raffigurato Cristo Pantokrator.
Le due orazioni rivolte al vescovo Coricio rappresentano una preziosa testimonianza e c’è da augurarsi che si incrementino, sulla base di nuovi rinvenimenti, gli studi su quest’autore vissuto in un’epoca, quella di Giustiniano, di grande fioritura culturale.
Emilia Pierro